domenica 7 marzo 2010
«Operazione Condor», incubo dell'America latina
L’insorgere delle dittature nei Paesi dell’America Latina aveva creato un gran flusso di esuli e rifugiati politici, che cercavano di riparare nei Paesi confinanti per sfuggire alle persecuzioni politiche. Ma nella seconda metà degli anni ’70 i regimi militari governavano un po’ ovunque. Fu allora che Manuel Contreras, capo dei servizi segreti cileni, ideò insieme alla CIA l’operazione CONDOR. Questa consisteva in una stretta collaborazione fra i servizi segreti, i paramilitari e gli squadroni della morte dei Paesi confinanti. Ad essa aderirono Argentina, Paraguay, Uruguay, Brasile, Perù, Bolivia e ovviamente Cile. Si venne a creare una sorte di “zona franca” in cui i militari potevano spostarsi liberamente per cercare i propri oppositori politici. I militari locali fornivano il loro appoggio nella ricerca, nel sequestro, nella tortura e nell’eliminazione silenziosa degli oppositori. La collaborazione permetteva un notevole scambio di informazioni fra i vari servizi segreti e condusse a una durissima repressione in tutti i Paesi citati. La CIA favorì gli incontri fra i vari agenti sudamericani, fornì addestramento, materiali per la tortura e finanziamenti. Una terza fase dell’operazione portò al controllo e all’eliminazione di politici rifugiatisi al di fuori dell’America Latina, Europa compresa.
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