di Davide Walter Pairone
Il poderoso volume che mi appresto a recensire colpisce innanzitutto per il titolo ambizioso, nonché sibillino. Il rischio di incorrere in sviste e lacune é reale, ma l’autore ne é consapevole, e, fin dall’incipit non nasconde le sue carte:
Uomini e donne arawak, nudi, abbronzati e colmi di meraviglia, accorsero dai villaggi alle spiagge dell’isola e si lanciarono a nuoto per vedere meglio quella grande barca strana.
Howard Zinn descrive così l’arrivo della spedizione di Cristoforo Colombo nelle isole Bahamas nell’ottobre del 1492. Subito dopo arriva una citazione dal giornale di bordo dell’esploratore genovese, il quale sostituisce l’utilitarismo alla meraviglia, affermando che “con una cinquantina di uomini li terranno tutti sottomessi e potranno far fare loro tutto ciò che vorranno”. Si capisce dunque che il punto di vista metodologico non vuole essere astrattamente obiettivo ma esplicitamente valutativo, qualcuno potrebbe dire partigiano, addirittura disonesto.
E in effetti in questo libro si trova una visione univoca della storia, si privilegia la descrizione di avvenimenti che l’autore ritiene arbitrariamente rilevanti, insomma é un libro fazioso. Ma ciò non ne intacca minimamente la scientificità o l’attendibilità. L’obiettivo viene semplicemente spostato dalla storia “istituzionale”, quella che parla dei nobili, dei politici, degli imprenditori, alla storia “del popolo”, ovvero di tutti gli altri, in una prospettiva che apre alle influenze di ambiti disciplinari quali l’etnologia, l’antropologia e la sociologia. Una storia parziale, dunque, quella degli umiliati e offesi d’oltreoceano, ma che con abbondanza di documenti tenta di mettere una pezza là dove la storiografia ufficiale mostra una sospetta lacuna.
Il progetto di Howard Zinn, ora professore emerito di Scienza politica all’Università di Boston, nasce nel clima di radicale contestazione dei primi anni ’70 e da allora ha conosciuto diversi aggiornamenti, fino a giungere nell’attuale edizione agli anni della presidenza Clinton. Perché ovviamente i potenti non sono del tutto assenti dalla trattazione, così come non lo sono donne, contadini, operai o minoranze etniche nei manuali più diffusi. Solo che la piramide sociale viene rovesciata e in primo piano appaiono i protagonisti finora silenziosi di una storia “altra”, che mostra losche vicende di dignità rubate e iniquità sistematiche, di scioperi e manifestazioni repressi nel sangue, rivendicazioni e soprusi. Un’escalation che prende le mosse dal peccato originale dello sterminio dei nativi americani, rinvigorisce grazieal mito della frontiera, allo sfruttamento degli schiavi, alla dottrina del “destino manifesto” che sfocia inevitabilmente nelle strategie globali di guerra preventiva. Così come inevitabilmente sfocia nello sdegno la consapevolezza maturata nel corso della lettura. La consapevolezza che l’azione politica della prima democrazia moderna, emblema del libero mercato, si riduce ad un mantenimento del privilegio basato sulla forza e sullo sfruttamento, in un sistema che non si discosta più di tanto dal feudalesimo medievale. L’alternanza fra repubblicani e democratici, infatti, é, nell’interpretazione di Zinn, una semplice ritualità che non cambia la sostanza dell’attività governativa, da sempre cinica, opportunistica e clientelare.
Certo, come diceva Bob Dylan, non serve il metereologo per sapere dove soffia il vento, e dunque questo libro non convertirà i già convertiti, ovvero coloro che non chiudono gli occhi di fronte alla sciagurata serie di ingerenze e veri e propri crimini che ha reso gli USA la prima potenza al mondo. Per dare un’idea, all’indomani della vittoria nella II guerra mondiale il presidente della General Electric, Charles E. Wilson affermò che il periodo bellico era stato talmente soddisfacente dal punto di vista dell’economia da far ritenere vantaggiosa una costante alleanza tra impresa e mondo militare, per “un’economia di guerra permanente”. A quanto pare quest’opinione é stata presa in seria considerazione nei decenni successivi.
( categories: Libri | N. 4 - Ottobre 2005 )
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